Tabacco

2506, Agatha, Mashhad
Odiavi anche l'odore sintetico del tabacco delle Ganesha. Mi hai insegnato a riconoscerlo dall'aroma umido, di terra, delle sigarette di Tauron. Io ad ogni boccata rivedo il tuo volto. Quanto dura ancora questa maledizione... Non smetterò di vederti in ogni istante in cui chiudo gli occhi, né di svegliarmi nel cuore della notte cercando le tue curve sotto le coperte. Il giardino di casa mia a Pahlavi ha la tranquillità coatta di una clinica, priva di tutti i pazienti che devono riprendersi da un esaurimento nervoso. Il sole di Central è tiepido.

"Sayyid, la prego deve mangiare qualcosa, è rimasto qui fuori per due giorni"
"Grazie Mahnoush. Puoi andare"

Tutto ha il sapore di un'imitazione, una volta che si ha assaporato il gusto vero delle cose.

Magnolia

2492, Agatha, Mashhad
I giardini di Nam-sor si estendono a perdita d'occhio, si dice coprano una superficie maggiore della periferia stessa di Mashhad. Lucian ha visto quanto è grande Saharanid, ne ha conosciuto i vicoli stretti ed inospitali, non crede a quelle voci. Eppure il suo orgoglio si squaglia nel fascino inaspettato ed ineguagliabile di quello sconfinato angolo di bellezza. Le terrazze rigogliose si alternano in una perfezione estetica che gli risulta evidente nonostante non abbia i mezzi per apprezzarla, che assaporerà mano a mano con più coscienza negli anni di studio. Destino vuole che il primo incontro del ragazzo con quel parco avvenga quando la magnolia Xi-Ren è in fiore. Gli ci vogliono una manciata di minuti per assorbire lo stupore. Han Xian, il suo mentore, lo colpisce dietro la nuca con le stecche del ventaglio per imporgli un contegno. Per lui, originario dello stesso pianeta di quegli alberi, i petali rosa sono solo una distrazione cui si è abituato in tenera età. Per Lucian sono l'incarnazione di una delicatezza che cercherà di inseguire per tutta la vita.


2506, Safeport, Sunset Tower
Lucian è un ragazzo uscito da pochi anni dalla facoltà di Legge, fiondatosi troppo in fretta nel mondo della politica agguerrita del Core. Niente di quello che ha vissuto nei primi ventiquattro anni di vita lo ha preparato a ciò che trova al suo sbarco a Sunset Tower. L'arrivo a Duankou è stato solo un'anticamera del mondo che gli si riversa addosso quando la porta di metallo dell'Evolution slitta al suo passaggio. È una bolgia di rumori, un flusso disordinato di gente senza meta, dall'accento sguaiato e dai modi brutali. La confusione, il disorientamento, il timore ed il distacco fanno però presto spazio ad un'unica intensa curiosità, di chi è conscio di aver da sempre aspettato quel momento. Dopo qualche minuto smette di controllare che gli abiti da Rimmer si confondano nel panorama monocromatico della città. Si guarda intorno con un'insistenza incauta, ignorando la gente che lo urta continuamente. Assorbe ogni cosa con la voracità di un terreno arido.


2508, Safeport, Sunset Tower
La chiamata da sistema a sistema ha qualche problema di sincronizzazione, come sempre. Il profilo di Bashir è più esile, la pelle attecchisce alle ossa con ostinatezza. La stanza di Lucian, decorata con arazzi, stona crudamente con il bianco asettico dello sfondo dell'amico.
"Dove sei? Non mi aspettavo potessi chiamarmi"
"In ospedale, su Shadetrack"
Sospira, si gratta la fronte con un pollice, abbassando lo sguardo."Siamo ad un punto morto... E mi hanno detto che non posso stare un giorno di più in trincea. Mi hanno detto che sono inutile, Roshan"
"Allora renditi utile"
"Che cazzo stai dicendo? E tu che stai facendo? Sei ancora a Safeport? Cristo, non potrei neanche parlarti"
"Sto combattendo questa guerra a modo mio. Sai bene perché sono qui da lui"
Bashir si morde il labbro, tacendo solo per qualche secondo."Beh, spero che ne valga la pena. Spero che..."
"Sarah Shepherd si sentirebbe male se sapesse che cosa ho in serbo per lui"
"Sottovaluti la Iron Lady"
"E' da tanto che non ci vediamo, Bashir..."


2510, Safeport, Sunset Tower
Il magazzino affossato nella Baraccata Sud è sprofondato del tutto nel buio. I passi di Lucian echeggiano nell'enorme spazio vuoto, le suole di legno sintetico pressato scandiscono il tempo contro il cemento grezzo. Un gesto della mano fa scendere dal soffitto un unico sottile cono di luce che trapassa venti metri d'oscurità illuminando una frazione di quello spazio. L'Agarajil prende posto su una sedia di metallo. Il Tesoriere è legato davanti a lui e bendato da una striscia di stoffa tanto spessa che non può neanche percepire il cambio di luminosità. Passano cinque minuti di assoluto silenzio in cui il neo trentenne sembra assaporare quel momento. Quando si sporge per accarezzare i capelli bianchi dell'uomo, quello scatta tremante per allontanarsi dalla sua presa. Il sussurro che gli si insinua dietro le orecchie gli gela il sangue.
"Forse pensavi che non lo sapessi. O forse pensavi che avessi troppa paura di te. Ti sei sbagliato troppe volte. Ammazzarti sarebbe fin troppo facile. Vorrei vederti morire lentamente su questa sedia, rimanere tutto il tempo a guardarti piangere, supplicare, pisciarti addosso per la disperazione, aspettare che il tuo corpo diventi secco ed esangue. Lo sai che non amo queste cose. Ma per te avrei fatto un'eccezione. Questa notte invece ti toglierò tutto quello che conta per te. Tutto quello che hai costruito con logorante pazienza. Anzi, a dire il vero te l'ho già tolto. Ma rimarrò a guardare la tua espressione mentre il mondo ti crolla da sotto i piedi. Padre."
La notte è lunga e gli ci vorranno ore per raccontargli i sei anni passati a distruggere il suo Impero.


2488, Agatha, Mashhad
Anche se è un quartiere dei sobborghi poveri della capitale, al centro di Saharanid si apre una zona verde. Non ha niente a che vedere con i giardini di Nam-sor, ma il piccolo Roshan non ha ancora alcuna idea del confronto. Corre per il prato sbattendo il palmo della mano contro il tamburello che sua madre gli ha regalato un anno fa. Galata gli corre dietro, in uno dei pochi giorni in cui la depressione non la sbatte a terra. E' un giorno freddo di inizio primavera, ma il sole splende già come in estate. L'odore di magnolia si diffonde anche nei quartieri poveri della città.


"Balli con me, Mama?"