Sudore

La casa di legno a Takoma Springs è ben mimetizzata tra altre identiche, in una strada perpendicolare alla Main Street. Il nome di Farahani è accompagnato a destra da Caldwell e a sinistra da Roche. André Roche viene dalla zona del Cajun di Greenfield. Quando Lucian ha preso quella casa, gli ha portato una torta di mele fatta da sua moglie, ha detto in quel suo accento appena comprensibile che se avesse potuto gli avrebbe dato due voti. Jonathan Caldwell è originario di New Melbourne, dopo una vita passata a pescare si è dovuto reinventare bracciante nei campi del Black Oak. Ogni volta che passava davanti alla porta aperta della casa del console corer gettava un'occhiata all'interno, sempre incuriosito e sempre pieno di scetticismo. La prima volta che gli ha rivolto la parola è stata quando Lucian gli ha offerto un bicchiere di whiskey, in un'insonne notte di luna piena che il Greenler aveva passato in stalla.
Ha appena due stanze, quella da letto, relegata sul retro, dà direttamente su una distesa di campi e prati conquistati da cavallette e lucciole. I figli dei Roche e dei Caldwell ci vanno sempre a giocare. Le loro risate sono appena un sottofondo nei sogni che abitano il sonno di Lucian, quel sonno che anche quando lo coglie è più promemoria di un vuoto che ristoro. 

Douglas Belfort non ha l'aspetto che lui ricorda. Ha almeno trent'anni in meno e nel suo volto già scavato si possono leggere tracce dei lineamenti del figlio, o viceversa. Ci vuole tempo affinché Lucian capisca dove si trova. Il magazzino affossato nella Baraccata Sud è sprofondato del tutto nel buio. I passi di Douglas echeggiano nell'enorme spazio vuoto, le suole di legno sintetico pressato scandiscono il tempo contro il cemento grezzo. Un gesto della mano fa scendere dal soffitto un unico sottile cono di luce che trapassa venti metri d'oscurità illuminando una frazione di quello spazio. Lucian è legato ad una sedia di metallo, il Tesoriere è in piedi davanti a lui, vestito con gli stessi indumenti che gli ha visto addosso nel loro primo incontro su Safeport. Si ricorda di questa scena, ma nella sua memoria avveniva al contrario. Eppure in quel momento nulla di tutto ciò gli sembra assurdo. Solo terrorizzante.

"Ho aspettato sei anni, Lucian. Sei anni, per questo momento. Il momento in cui avrei... assaporato la disfatta che non avrei potuto causarti con le mie mani. Sai che cosa significa. Anche tu sei un ragazzo... un uomo paziente. Ma perdonami, non credo che la tua soddisfazione fosse vagamente paragonabile alla mia in questo momento."

"Attento a cantare vittoria troppo presto vecchio. Ti ho sentito strisciare mentre mi buttavano fuori dalla Confederazione eppure ho ricominciato da zero."

La risata del Safeporter risuona voluminosa ed agghiacciante. Getta le mani intorno ai polsi di Lucian, gli parla a pochi centimetri dal volto. 
"Ma dopo di questo non ti vedrò rialzarti. Ti terrò la testa nel fango, dovessi tornare ogni notte. E ti renderai conto di non avere neanche più lui. E quando accetterai di potergli vedere solo le spalle, quando accetterai di essere finalmente solo. Diverrai. ME."

E' un grido di dolore lancinante quello che disturba la notte di Takoma Springs. Lucian si sveglia, l'odore del sudore freddo che impregna il letto gli scuote la mente ancora confusa. E' Caldwell a tenergli ferme le spalle, a cercare di tranquillizzarlo, mentre lui trema ancora. 
"Tranquillo Console, era solo... solo un brutto sogno."