Lisoformio

2516, Safeport, Sunset Tower
Roger "Scumbag" Richards era un contrabbandiere di Santo che sfruttava la nebulosa per i suoi traffici da molto prima della guerra. Durante uno dei suoi viaggi Ole Roger finisce su Clackline, dove si innamora di una schiava bellissima che potrebbe essere sua figlia. Nessuno sa bene se la ragazza si chiamasse Miriam o Maria, ma lui se la compra e se la prende a bordo. Ma pare che Maria fosse figlia di una puttana di Safeport che Scumbag aveva violentato, poi finita in mano agli schiavisti, morta di sifilide ma abbastanza incazzata da riuscire a ficcare l'odio in testa alla figlia prima di tirare le cuoia. Lei si fa sbattere dal padre per un paio di mesi, ma intanto si scopa anche tutti gli uomini dell'equipaggio alle sue spalle, e questo già mina l'autorità di Ole Roger agli occhi della sua gente, che lo vede meno uomo e più vecchio, meno capo e più carcassa per i vermi... Gli uomini avidi sono svelti a decretare la morte di chi possiede quello che vorrebbero."

Il panorama velenoso ed arrugginito di Sunset Tower assedia lo sguardo di Lucian in tutti i suoi picchi di metallo, i suoi cavi allentati, i suoi vuoti allucinanti, il suo fumo freddo. La storia raccontata con poco convincente innocenza da Lee gli si scuote nella testa mischiata all'eco di volti fin troppo concreti. 

2508, Richleaf, Maracay
Kailai è stesa su un letto di ospedale, uno dei migliori della capitale e quindi del sistema Polaris. Niente di meno per la donna che ha cresciuto il burattinaio di Sunset Tower, l'illusionista del conio di Safeport. Nondimeno, l'odore pungente dei disinfettanti infesta anche queste corsie. E' attaccata ad almeno una decina di tubi diversi che le iniettano fluidi per darle nutrimento, ne purificano il sangue per sostituire il compito di un fegato collassato, le gonfiano i polmoni, le seccano la vescica. Lucian rimane in piedi di fianco al letto guardandola inevitabilmente dall'alto al basso con sofferto disagio. Vederla fragile, vulnerabile, spezzata è una delusione da cui sperava di essere risparmiato. La sua maestra si sveglia dal sonno chimicamente indotto, forse inconsciamente percependo la presenza del ragazzo. La mano ossuta si avvicina faticosamente alla mascherina che le tappa la bocca, ma è Lucian a doverle liberare il volto da quel respiro artificiale quando i suoi muscoli non le obbediscono. 
"Non... non dovresti stare qui."
"Lo so. Ma poche persone nel 'Verse meritano davvero di morire da sole e tu non sei fra queste." La durezza del volto combatte con fatica con le vibrazioni delle sue parole. La donna cerca di allungare una mano verso di lui, tremando sotto il peso di una vecchiaia che l'ha investita di colpo con la spietatezza degli anni che non ha pagato fino ad allora. "Non sforzarti, riposa." La rimprovera.
"Avrò tutto il tempo che voglio per riposare. Ora siediti e raccontami."
Lucian la guarda con un certo stupore e scetticismo. Non riesce a riconoscere, tra le rughe tiepide del volto della donna, l'avvocato impeccabile e quasi spietato che gli ha aperto la strada in quei due anni. Con una certa esitazione, scivola sulle coperte bianche, sedendosi di fianco alle gambe della donna.
"Che cosa vuoi sentire?"
"Dimmi perché hai accettato di venire a Sunset e risparmiati le risposte stupide". Lo guarda per un attimo con lo sguardo penetrante a cui è più abituato, che non ammette menzogne. 
"Non credo sia il momento giusto per parlarne" La mascella gli si chiude in un'espressione dura sotto cui soffoca le parole che non vuole ammettere a lei né tantomeno a se stesso. La mano sinistra trema leggermente sotto le dita scheletriche della donna. Lei gli sorride, inaspettatamente, inspiegabilmente.
"Credo invece che non ci sia un momento migliore di questo. Ti semplificherò la cosa. Voglio sapere il perché. Voglio sapere..." la voce le si spezza in un colpo di tosse secca, ci mette qualche secondo a riprendere il fiato "voglio sapere perché ci tieni tanto a farlo inabissare."
Lucian la guarda con occhi tremanti, cercando di nascondere le vibrazioni che gli si scatenano in gola. Il fascino di quella donna che riesce a stupirlo ed ad essere un passo avanti a lui anche sul letto di morte, è una sensazione ingombrante difficile da lavarsi di dosso. Ci mette molto tempo a risponderle, il cinese gli si sporca in bocca di umori densi.
"Lungo il percorso fatto di ambizione e desiderio, Belfort ha fatto molte vittime. Ma con nessuno è stato spietato come con mia madre."
Kailai lo osserva per qualche secondo attraverso i suoi occhi opachi, per poi sospirare un consiglio addolorato, consapevole dell'inevitabilità degli eventi che saranno scatenati dalla scelta di Lucian.
"Vedi, nessuno può governare un pianeta da solo, neanche Douglas. Soprattutto se questo pianeta è Safeport. Devi tenere in mano le persone. Ma le persone sono divise, spaccate. L'unità è soltanto un'illusione, Lucian. Per comandare le persone, devi avere in mano chi le guida." ansima leggermente, prende aria, guardandolo ora quasi con fibrillazione "Murphy, O' Connell, Martha e Zhao-Feng guidano le comunità di Sunset. Conquista loro e conquisterai la città." Stringe le palpebre con forza mentre i colpi di tosse le sconquassano i polmoni, macchiandole di sangue i denti. Lucian si allunga verso di lei, pulendole le labbra con un fazzoletto di cotone che diventa subito rosso. Le copre la bocca di nuovo con la mascherina collegata alla bombola d'ossigeno, le asciuga il sudore che le imperla i capelli mentre le parla.
"Ora smettila di vaneggiare. Te l'ho detto, tornerò ad Agatha e continuerò il lavoro che ho lasciato in sospeso. Con tutto quello che mi hai insegnato... I can do something good."
L'anziana scuote la testa guardandolo con affetto ed accondiscendenza. Sa prima di lui che non potrà lasciare il pianeta prima di aver consumato quella lenta vendetta. In quell'istante quello sguardo è, per Lucian, come una condanna.